L’obiettivo principale durante la solidarizzazione degli impianti dentali è costituito dalla necessità di ottenre la passività del collegamento. Tale obiettivo ammette una certa tolleranza in quanto pur godendo gli impianti della stabilità primaria non sono ancora integrati in questa fase immediatamente conseguente all’inserimento. L’osso nel primo periodo conserva la sua caratteristica plasticità e sotto l’azione di forze di modica entità subisce una stimolazione positiva in accordo con le leggi di Roux e di Wolff.
L’osteointegrazione in presenza di piccole stimolazioni avviene ancora più velocemente di quanto avvenga intorno ad un elemento in stato di quiete meccanica.
La manovra della saldatura è semplice nel caso della presenza di due impianti. Infatti due punti possono sempre essere collegati facilmente da una retta.
Applicando gli elettrodi della pinza con un angolo di 90° la barra viene solidarizzata senza movimentei anche durante la fase plastica del Ti.
Va ricordato infatti che il Titanio durante l’applicazione della corrente di saldatura che provoca il passaggio dalla forma Alfa alla forma Beta con conseguente ritorno allo stato iniziale manifesta una plasticità data dall’allontanamento dei legami molecolari. Questa plasticità può essere sfruttata per guidare l’adattamento della barra ai monconi.
Il posizionamento degli impianti sui due mascellari avviene in base all’anatomia e di conseguenza pressappoco su di un arco di cerchio: questa disposizione geometrica complica la manovra di adattamento della barra che incontra lungo il percorso l’interferenza data dagli impianti successivi a quelli da saldare.
L’immagine precedente (fig. 7-15) dimostra chiaramente l’interferenza data dall’impioanto numero “3” che impedisce l’adattamento della barra al numero “2”.
L’avvicinamento a forza del numero “2” porta a trasferire uno stato tensionale all’interfaccia prossimale dell’osso con conseguente lisi. A questo proposito va ricordato che non bisogna mai piegare gli impianti nell’intento di favorire il parallelismo dei monconi.
Moncone negli impianti monofasici
Il moncone emergente nell’implantologia monofasica deve essere progettato e costruito per permettere l’isodromia per fresaggio senza provocare aumento dello stato tensionale dovuto a compressioni dovute a manovre meccaniche di piegature.
Per risolvere il problema delle interferenze possiamo quindi utilizzare la fase plastica del Ti. Osserviamo quindi il comportamento della barra rispetto al moncone al variare dell’angolo di applicazione degli elettrodi della pinza. Come già detto il posizionamento a 90° non produce movimento, ma variando l’angolo possiamo ottenere dei movimenti a nostro favore.
Ad esempio:
Variando l’angolo di applicazione degli elettrodi la barra nel versante più acuto dei 90° durante il passaggio di corrente si sposterà spontaneamente lungo un arco di cerchio fino ad assumere ancora una posizione di 90° rispetto agli elettrodi. Abbiamo quindi realizzato uno spostamento stabile senza provocare tensioni agli impianti precedentemente solidarizzati. Purtroppo il fatto che gli elementi siano disposti su di un arco di cerchio non permette l’esecuzione di questa singola manovra. Infatti ci sarà sicuramente l’interferenza data dagli impianti successivi. Occorre quindi una azione compensatoria che eviti questa evenienza.
È necessario quindi modellare una curva paradossa che si allontana dal numero “3” per poter saldare il “2” senza interferenze. È una azione contraria a ciò che che verrebbe da fare istintivamente.
L’azione combinata delle curve compensatorie associata a quella della mano sinistra durante la fase plastica del Ti ci permette di solidarizzare i singoli impianti con una barra monoblocco lungo tutta l’arcata.